sabato, giugno 23, 2007

Job's Bar 6 (part 1)

Oggi niente Job's Bar.

Lester aveva chiuso poiché avevo deciso di prendersi un giorno di pausa.
Vado a visitare i miei parenti di Cà Omaso e San Abomaso” ci aveva detto tutto bello contento, forse per il fatto di non dovere passare la giornata ad asciugare bicchieri e a servirci i soliti cocktail.
Così rimasi a casa.
O meglio nella mia spelonca, la mia tana che era ubicata presso il condominio “Gelsomino” di Via Bagutti.
Non era un appartamento grandissimo, diciamo che era più che adatto per me che vivevo solo, senza donna e prole a seguito.
Aveva tutto ciò che uno stordito di mezza età single potesse desiderare: un divano in contemplazione del televisore, un ampio frigorifero e un letto sempre pronto all'azione.
Spesso quest'azione consisteva (per me) nel girarsi e nel rigirarsi in continuazione, cercando la posizione giusta per catturare il sonno.
La mia reggia non tastava da molto un vero profumo femminile, che so, di vaniglia, oppure una particolare fragranza francese, di marca, esotica, che ti accarezzasse il mento come a scherzarti o a volere invitarti a ballare.
Quello era un buquet decisamente “maschio”: scarpe lasciate a prendere aria in giro per il pavimento, calze fuggiasche dalla rispettiva compagna e canottiere vagabonde aggrappate alle sedie della cucina. Per non parlare poi dei pericolosi esperimenti chimici delle stoviglie sporche abbandonate al loro misero destino nel lavabo, in attesa di un lavaggio rimandato a data ancora da destinarsi.
Inoltre, poco tempo fa, avevo avuto l'invasione delle vespe. Allora i vigili del fuoco mi imbottirono i cassettoni delle persiane di quintali di pallette di naftalina.
La mia divina Versailles sapeva così di pensionato novantenne in fila da tre ore ai sportelli della previdenza sociale.
Semplicemente un dramma.
Così mi rimboccai le maniche e presi l'ardua decisione di rimettere in ordine, per provare almeno a dare una parvenza di pulito, se non altro di decenza, a quello che era il mio territorio, il mio regno.
Compilai una lista delle cose da fare:

  • Nascondere in modo più accurato i numeri di “Tette e motociclette”. Ordinarli per numero e sistemarli in una scaffalatura facilmente reperibile
  • Posizionare una scaffalatura in bagno

  • Racattare tutti i vestiti sporchi, ammucchiarli e metterli in lavatrice accendere un falò

  • Lavare i piatti e le posate

  • Ricordarsi di lavare i piatti e le posate con una fiamma ossidrica

  • Raschiare dal pavimento la patina di sporco (É un peccato, perché dà quel tocco in più di vissuto)

Iniziai di gran lena i lavori.
Seppi poi successivamente, da alcuni miei vicini, che si erano sentiti dei rumori non proprio rassicuranti provenire dal mio appartamento.
Colpa della scaffalatura che mi era caduta sul piede (provocando un'inondazione di offese a tutte le divinità della storia dell'uomo) o al lavabo ventriloquo della cucina? Mmh... Chissà.
Comunque sta di fatto che, a un certo punto, preso dallo sfinimento dalle posate che non volevano proprio saperne di scrostarsi da sole, mi convinsi a gettarle virilmente fuori dalla finestra.
Uscii baldanzoso sul terrazzo, che poi era un misero davanzale di mezzo centimetro quadrato, con un fossile di geranio ad adornare il tutto.
Avevo in mano la bacinella piena di stoviglie.
Mi ero assicurato che sotto non ci fosse nessuno.
Tanto giù al piano terra c'era solo una steppa di asfalto e sarebbe dovuta servire come parcheggio. Più tardi sarei andato a recuperare e a gettare il tutto nel cassonetto mangiarifiuti. Volevo solo la soddisfazione di sfogarmi.
Tutto era pronto.

Per la Repubblica delle Banane e dei Tamarindi Riuniti, per la prova di getto della bacinella, si prepara l'atleta *** ***” strillò un altoparlante. E con esso il grido di una folla immersa in uno stadio immaginario nella mia testa.
La maggioranza del pubblico doveva essere sicuramente maschile dato che percepivo distintamente un fiato decisamente birroso provenire dagli spalti. Poi misi la mano a conca davanti alla bocca. Non era colpa degli spettatori. Ero io.
La rincorsa non era ne troppo lunga né troppo corta. Sulla mia strada non c'erano ostacoli. Potevo coordinare al meglio il mio gesto tecnico. Uno scatto breve seguito dallo sforzo intenso delle braccia nell'atto di gettare il proiettile il più lontano possibile.
Iniziai la rincorsa.
Era determinata, sicura, superba.
Niente e nessuno poteva fermarmi.
Ero ormai a poca distanza dalla soglia del terrazzo.
Le braccia iniziarono a contrarsi, la morsa delle mani si fece più stretta, come a volere strozzare la bacinella.
Un blocco.
Qualcosa mi bloccò. Arrestai tutto. Mi guardai attorno disorientato. Il pubblico iniziò a fischiarmi e a lanciare in campo oggetti: bottigliette, lattine, motorini...
Cercai di capire perché fossi andato in stallo.
Una voce. Una voce femminile, non calda e suadente, ma giovane e squillante.

Non mi sembrava di avere ospiti in casa” pensai, grattandomi finemente il deretano.
La voce proveniva dall'esterno, da fuori dalla finestra.
Stavolta mi affacciai con fare furtivo e guardingo, come un felino (un grosso felino, dato che non sono mai stato piccolo fisicamente ne, tantomeno, agile).
Alla sinistra del mio terrazzo ve n'era un altro, appartenente a un interno diverso dal mio.
E leggermente appoggiata con i gomiti alla ringhiera, vi era una ragazza, una gran bella ragazza (sia ben chiaro), che stava conversando al cellulare.

Ottimo! Una bella patacca di vent'anni! Ecco di cosa avrebbe bisogno un vecchio sporcaccione del mio livello!” Dissi tra me e me, alzando con veemenza il sopracciglio sinistro. Solitamente ciò consisteva in un segno di approvazione.
Continuai a spiarla, nascosto dietro l'anta della porta-finestra. Mi sentivo un po' in colpa ma non riuscivo a farne a meno. Forse perché era davvero troppo bella.
Il profilo, grazioso, truffaldino, gentile e quel naso all'insù che faceva prurito al cuore (e forse anche altrove) erano accompagnati da una bocca agile e morbida. Doveva avere un sorriso ammaliante, in cui perdersi, abbandonarsi e mandare a fanculo il mondo. Non le mancava certo la parlantina, anzi. L'accento però non mi pareva delle mie parti (ruspante e passionale) ma di un paese straniero, forse dell'est.
Poi quella magliettina verde corta che lasciava intravedere l'ombelico e quegli shorts che lasciavano in bella mostra le sue cosciottine... Era decisamente troppo per le mie più che provate coronarie.
Come a pigliarmi per i fondelli, ci si mise anche un venticello leggero, al retrogusto di smog e acciaieria, a smuoverle i lunghi capelli castani chiari mossi che, di tanto in tanto, scendevano a stuzzicarle il collo candido.
Avrei voluto morderlo, graffiarlo, farlo mio.
Mi addentai sgraziatamente il labbro per cercare di mantenermi sulla terraferma.
L'inquinamento creava un originale e simpatico effetto “Arizona”, nel senso che la temperatura atmosferica si avvicinava sempre di più a quella della Valle della Morte. Anche la mia si stava alzando.
Percepii questo incremento nel contemplare la curva geometricamente perfetta, che formava la sua schiena con il sederino e le gambe.
Fui ipnotizzato dalle sue caviglie, sottili e leggere, fatte apposta per volare, o in cielo tra le nuvole o tra le lenzuola. Per me non avrebbe fatto molta differenza.
Nel frattempo, gli spettatori venuti ad assistere alla mia prova stavano sfollando lo stadio compiendo gesti osceni a mio indirizzo e invitandomi a visitare località poco eleganti.
Avevano capito che quel giorno non ci sarebbe stato nessun getto di bacinella dalla finestra.


E@

venerdì, giugno 22, 2007

Importante novità!!!

Apre un nuovo blog!
  • MARGHERONCAGLIA

  • Questo spazio è curato da me e da un altro personaggio misterioso del quale si sa ben poco.
    E' risaputo, quando si parla di religione in generale, il mistero è nella norma.
    Dateci un'occhiata e commentate!
    Ciau

    E@

    giovedì, giugno 21, 2007

    Radiocronaca Atl Balboa - Manonegra

    Ecco scaricabile la radiocronaca completa dei quarti di finale tra Atletico Balboa e Manonegra.

  • Primo tempo


  • Secondo tempo


  • Cronaca: Gabbro
    Commento tecnico: Luca Prandini

    Buon ascolto

    E@

    martedì, giugno 19, 2007

    Atletico Balboa vs Atletico CDR.

    La radio-cronaca dell'ultima partita del girone eliminatorio dell'Atletico Balboa è ora disponibile.
  • Primo tempo


  • Secondo tempo


  • Buon ascolto.

    E@

    sabato, giugno 16, 2007

    Un anno di blog! Nunc est bibendum!

    Il 15 Giugno 2006 apriva i battenti questo blog maldestro.
    Prese vita riproponendo un paio di vecchie mie scartoffie.
    Ora le cose vanno diversamente. Dopo un anno, il blog è invecchiato e, da gentile vinello qual era, sta diventando ora qualcosa di più corposo e sostanzioso.
    L'intenzione è quella di continuare l'esperienza. Poi vediamo cosa succederà.
    Doppio regalo per i miei 25 lettori!
    La radiocronaca dell'incontro di calcio a 6 tra Atletico Balboa e Longobarda, valido per il girone eliminatorio del torneo della Parrocchia di Santa Teresa.
    Cronaca: E@
    Commento tecnico: Luca Prandini.
    Intervengono anche: Simone Ferrari, Stefano Davoli e Gianluca Stazione
    Primo tempo: http://files-upload.com/302483/PrimoTempoAB-Longobarda.wav.html
    Intervallo e secondo tempo: http://files-upload.com/302535/IntervalloeSecondoTempoAB-Longobarda.wav.html
    Ogni file pesa circa 25 mega, quindi meglio che abbiate una ADSL o una grande pazienza a scaricare.
    Ma non è tutto!
    Oggi vi delizio anche con un'altra dimostrazione della mia limitatissima destrezza poetica. Il testo è tratto sempre dallo space di cui ho parlato nel post precedente.

    Saluti gente e bevete una Guinness ai miei esami
    e, soprattutto, al mio blog!


    Premessa: l'autrice si rattrista del fatto che sono in pochi quelli che commentano il suo space.

    Ordunque io sarei nessuno
    come un bovaro di Belluno
    Io che proprio non saprei mai cosa fare
    se non avessi il tuo blog da commentare
    Forse rincorrerei le anatre nel parco
    se non fossi sempre così stanco
    Forse camion di Pavesini mangerei
    ma senza dubbio obeso diventerei
    Forse passerei il tempo ad andare a donne
    e furtivamente guarderei sotto le loro gonne
    Comunque, Lucia cara, non ti crucciare
    che a breve ti porterò io sull'altare.
    Evitando strane elucubrazioni
    a proposito dei miei viaggioni
    non farti preoccupazioni, e
    non esclamare "che due coglioni"
    alla vista di queste parole
    che non avranno prole


    E@

    mercoledì, giugno 06, 2007

    Una poesia (improbabile)

    Appena tornato a casa decido di andare a scuriosare tra i vari spaces di alcuni miei contatti msn.
    Capita allora di finire in quello di una mia conoscenza del quartiere. Nota: ho detto UNA mia conoscenza, non UN conoscente. Il suo space è tutto di zenzero, molto dolce, cannelloso, con tutte le scrittine colorate. Soprattutto il suo ultimo post, dedicato al moroso. Si sa, quando si è legati a qualcuno il cervello (o quello che ne rimane o, addirittura, chi per esso) viene messo in cassa integrazione; succede, è successo anche a me, mi tornerà a succedere (forse. Mooolto forse). Tornando a noi, l'ultimo post scritto era dedicato al moroso, come "enunciato" in precedenza, e, anche, commentato dal medesimo.
    Tralasciando ogni opinione sul contenuto del commento, anch'io ho lasciato la mia traccia...
    Ecco qui sotto, quanto ho scarabocchiato su quel malcapitato space di msn.

    Oh Lucia
    Nei tuoi occhi di primavera aitante
    il luccio guizzante
    l'opossum infuocato
    il piccione alcolizzato.
    E' una gran danza della natura
    quella che su di noi dura
    la qual celebra sempiterna e
    la nostra unione a Canazei sverna.
    Rispettando la grammatica,
    per me una cosa automatica,
    con pochi puntini di sospensione,
    per non far il pistolone,
    scrivo "che" correttamente
    e non un "ke" demente,
    la sintassi poi te la impari
    non è roba da bricconi bari
    e poi lo sanno tutti
    perfino i farabutti
    che l'amore non è bello
    se non mangi il culatello
    Per ultima cosa
    perdonami mia sposa
    ho invaso questo luogo ameno
    con un componimento osceno
    Cordiali Saluti
    E@...In un momento di totale assenza di lucidità...