sabato, febbraio 02, 2008

Discorsi inutili.

Dopo diversi secoli, aggiorno il blog con un racconto breve. Il titolo descrive l'argomento trattato, quindi prendetelo con molta leggerezza. Buona lettura.

In quella mattinata primaverile, Michele ed Alessio stavano serenamente bighellonando nel parco cittadino.

La morosa che non avevano e l'università potevano aspettare. Si erano presi qualche ora di libertà e stranamente stavano facendo dei discorsi seri, o almeno così credevano.

Non riesco proprio a capire, disse tutto infervorato Michele, scienziologo della coniugazione, come facciate voialtri di ingegneria meccanica a continuare così. È praticamente impossibile trovare qualcuno che legga dei libri o si interessi, anche minimamente, di qualcosa di artistico, come teatro o pittura, che so io.

Odio il teatro, rispose telegrafico Alessio.

Ecco vedi! È una cosa inconcepibile!

Michele salì su un immaginario pulpito, aprì il braccio destro per definire l'ampiezza e la magnificenza della sua argomentazione, si grattò un brufolo piazzato sul suo grosso naso e sparò la perla.

Il teatro è una delle massime espressioni dell'uomo!

Qual è l'ultimo libro che hai letto? Interrogò con sguardo torvo.

Il signore delle mosche.

Quando l'hai finito?

La settimana scorsa.

E il penultimo che hai letto?

Mmmh... Non me lo ricordo. Comunque, è una questione di cosa uno sia più o meno capace di fare. Tu da quanto è che non risolvi una derivata?

Oh cazzo, saranno due anni! Ma il punto non è questo. Tutti siamo capaci di leggere!

Dai, te l'ho detto, lo so benissimo. Le cose umanistiche non mi piacciono, non mi sono mai piaciute. Colpa mia, colpa dei professori che non me le hanno fatte piacere. Però mi sono sempre trovato bene con la matematica.

Una cosa positiva per te. Almeno non mi spari a zero sulle cose umanistiche. Vuoi mettersi il modo di rapportarsi ai problemi di un laureato in filosofia rispetto a un geometra? Con tutto il rispetto per questi malfattori che studiano il modo migliore per fare crollare le case.

Oh Cristo, hai ragione. La differenza la vedi anche nell'impostare una discussione. Non bisogna per forza assistere a un confronto tra un filosofo e qualcun altro. Basta guardare quelli usciti dai licei!

Beh, calma!

Frenò Michele.

C'è anche poi da dire che vengono impartite conoscenze diverse, non per questo di minore qualità. Non è che tutte le donne che escano dalle magistrali o dal sociopsicopatologico siano delle pervertite ninfomani.

Eh no, purtroppo non lo sono, rispose Alessio fingendosi sconsolato.

Si scambiarono un sorriso di complicità per la zozzeria appena partorita.

Ma la cosa che mi fa più specie, disse Michele, è l'incapacità di "osservare".

Eh? Fece Alessio, con uno sguardo su cui era stampato un bel punto di domanda.

Intendo, fermarsi un attimo e guardarsi attorno... Guardare la gente.

Vecchio, stai delirando

Dai, Ale! Una volta che non parlo di birra, musica e donne tu c'hai anche da rompere le palle. Sei proprio un pistola!

Vai tranquillo, stavo scherzando, continua pure. Con una piccola alzata di spalle accennò la risata. Michele gli lanciò un'occhiata di rimprovero.

I due arrestarono la loro camminata.

È semplicissimo, disse Michele, bisogna smettere di guardare sempre per terra quando si cammina. Le monete da due euro sono già state tutte raccolte.

Ok, fin qui ci sono.

Poi, inizia a guardarti intorno e getta un occhio sulle facce della gente.

Questo qui o è matto o è scemo, pensò Alessio.

Non fare quella faccia, ti sto dicendo una cosa sensata, cazzo!

Alessio non fiatò.

Lo vedi quel signore con l'impermeabile, seduto sulla panchina che legge il giornale, là, vicino a quella coppietta di morosini quindicenni.

Alessio annuì.

Bene, ora parlami di quest'uomo.

Beh, sembra avere un'aria tranquilla.

Tutto qui? Chiese Michele, con aria stupefatta.

Cosa vuoi che ti dica? È un tizio anziano qualunque che legge il giornale al parco.

Prova ad andare oltre, osservalo bene.

Ti giuro che non vedo nulla di strano.

Non noti il suo picchiettare per terra con la punta del piede. Potrebbe essere malato oppure essere semplicemente teso per qualcosa. Nota gli occhi. Non sono rilassati e sereni. Forse ha dormito poco, forse ha il raffreddore o la congiuntivite. Siamo in primavera, quindi è facile patire qualche allergia. Oppure è nervoso. Vedendo la smorfia che fa con la bocca, propenderei per quest'ultima ipotesi.

Ah! Esclamò Alessio che era comprensibilmente stupito e divertito. Scosse la testa.

Secondo me stai sparando un bel po' di stronzate.

Può essere, rispose Michele. Ma chissà dietro a quello là seduto sulla panchina potrebbe celarsi chiunque. Un agente segreto, un dittatore in esilio, un imprenditore fallito, un pazzo. Forse non lo sapremo mai.

Dai, vecchio trapano. Andiamo che è tardi. A questo giro ti offro il pranzo

Alessio diede una pacca sulla spalla al suo amico.

Accetto più che volentieri.

I due giovanotti se ne andarono per la loro strada.

Nel frattempo, il signore anziano, con aria scocciata, piegò il giornale, si alzò dalla sua panchina, fece pochi passi e giunse nei pressi della coppietta di morosini quindicenni.
Scusate bambini, ma i vostri discorsi sciocchi mi hanno decisamente annoiato.
Non attese la replica. Dalla tasca interna dell'impermeabile estrasse una nove millimetri e aprì il fuoco.